Recensioni
KATATONIA – Sky Void of Stars


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2 mesi fa-
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Paul OlaffsonI Katatonia non hanno bisogno di presentazioni. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai mitici “Discouraged Ones” (1998) e l’inarrivabile “The great cold distance”, perché gli ultimi lavori della band, pur interessanti all’ascolto, mi hanno lasciato decisamente più tiepido. Oggi mi trovo a recensire questo “Sky void of stars” senza aspettarmi sorprese o cambiamenti particolari rispetto alle recenti scelte stilistiche.
Il trittico iniziale comunque non lascia dubbi sulla qualità del lavoro: i suoni sono curatissimi e potenti, la band è impeccabile, la produzione ineccepibile. “Austerity” apre le danze e, pur non essendo una “Leaders”, è una bella opener, opethiana in certi tratti, che si snoda tra ritmi intricati e aperture che lasciano spazio al bel ritornello. “Colossal Shade” rallenta su un mid-tempo dall’incedere molto decadente: un pezzo che con poche variazioni sui due riff principali riesce ad essere convincente fino in fondo.
“Opaline” è il terzo pezzo, il più “paraculo” dell’album, che si apre con un intro che deve molto alle sonorità dei Depeche Mode e che punta tutto su un ritornello molto “catchy” e atmosfere elettro-dark. Da qui in poi l’album prosegue senza scossoni, ma anche senza emozioni particolari. Al di là di qualche richiamo ai Paradise Lost in “Birds”, una “Impermanence” che seppur malinconica è davvero troppo pop-mainstream e una “Author” che cerca un riscatto con sezioni strumentali che tentano di alzare la testa.
Il finale però lascia ben sperare per il futuro. “No beacon to illuminate our fall”, dopo un intro piuttosto in linea con i brani precedenti, ritorna finalmente in campo più metal-prog, regalandoci un finale degno di nota. E’ un brano che pur non essendo aggressivo come potrebbe, trasmette un’inquietudine che fino ad ora era mancata.
C’è chi considera i Katatonia ormai un gruppo molto, troppo diverso dai tempi d’oro, e probabilmente è vero; l’evoluzione c’è stata e il cambiamento va accettato in quanto fa parte della crescita personale dei musicisti. Ho trovato “Sky void of stars” come me lo aspettavo, nel solco di quanto si è sentito fino ad ora, con luci ed ombre…Ma se riuscite ad accettare qualche parentesi più’ commerciale e alcuni riempitivi, potrete godervi appieno anche questo nuovo album!
Country: Sweden
Label: Napalm Records
Style: Prog Rock/Metal
Top Song: Colossal Shade
Top Album: The great cold distance (2006)
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